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LA LOCALIZZAZIONE DEI TERMINALI MOBILI NELLE SITUAZIONI DI EMERGENZA

di Paolo Reale

[vc_row] Nella situazione più tipica delle investigazioni si utilizzano le informazioni disponibili a livello di rete mobile per la localizzaizone delle utenze. La stima della posizione di un telefonino con la sola “cella” presente nel tabulato telefonico o telematico non può essere sufficiente per confermare se lo stesso risulti in un determinato punto del territorio, in quanto rappresenta una stima “probabilistica” e non “deterministica”. Diverso è invece il caso per il quale si richiede una localizzazione “in tempo reale” che si fonda sul metodo di triangolazione delle celle, anche utilizzata nell’ambito dei servizi di emergenza del Numero Unico Europeo per le emergenze. Esistono infine altre tecnologie, di precisione molto maggiore, che consentono una migliore localizzazione del telefonino.

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La possibilità di utilizzare le informazioni disponibili a livello di rete mobile per formulare delle ipotesi di localizzazione geografica è un ambito di particolare interesse per l’Autorità Giudiziaria, e in generale nelle investigazioni. Nella situazione più tipica, l’attività si fonda sulle informazioni provenienti dal tabulato di traffico telefonico o telematico, ove è riportata la “cella telefonica” che era connessa all’apparato in corrispondenza di un evento di comunicazione (una chiamata, un SMS, una connessione dati). Di fatto, si tratta di un’attività effettuata ‘a posteriori’, ovvero temporalmente dopo i fatti per i quali viene effettuato l’approfondimento di indagine. Rimandando per maggiori dettagli all’articolo [1], vogliamo qui in sintesi ricordare come per cella telefonica s’intende una porzione irregolare e discontinua di territorio, ovvero che non rispetta una copertura geometrica omogenea ma che è subordinata all’orografia del terreno e all’ambiente urbano, dove la copertura radioelettrica è presente con intensità sufficiente da consentire una comunicazione tra il telefonino e l’antenna preposta ad irradiare il punto in cui ci si trova.
Essere all’interno della suddetta copertura è prerogativa per poter utilizzare la cella che la genera. Pertanto, in prima analisi, il telefonino che aggancia una determinata cella può trovarsi come posizione in tutti i punti che ricadono all’interno di essa. Da ciò deriva che il grado di precisione, secondo questa logica, risulta approssimabile alla superficie di copertura della cella stessa: in altri termini, la precisione è maggiore se la cella è piccola, tipicamente microcella urbana, o il contrario se siamo di fronte ad una macrocella, tipicamente in ambiente extraurbano.

In realtà, per ragioni di ottimizzazione delle risorse di rete, di smaltimento traffico cellulare, di copertura ed altre, solitamente ogni punto di territorio presenta più celle telefoniche disponibili che si differenziano oltre che per tecnologia, (2G, 3G, 4G, ecc.), per intensità di campo elettromagnetico, ovvero parlando in termini usuali, alcune arrivano più forti ed altre più deboli. In tale scenario, in un determinato punto, la scelta di una cella piuttosto che un’altra, anche se determinata dalla tecnologia utilizzata dal telefonino, ovvero solo 2G, solo 3G o automatica, è determinata sia dalla forza del segnale ricevuto che dai parametri di cella che la rete impone, oltre al fatto che il comportamento risulta differente se il telefonino si trova fermo o in movimento.
Da ciò si comprende che la stima della posizione di un telefonino con la sola indicazione della cella agganciata presente nel tabulato non può essere sufficiente per confermare se lo stesso risulti in un determinato punto del territorio, in quanto, con la molteplicità delle variabili in gioco, è solo possibile una stima “probabilistica” e non “deterministica” in un punto servito da più celle telefoniche.

Diverso è invece il caso per il quale si richiede una localizzazione “in tempo reale”, sempre tramite le indicazioni che possono essere raccolte dai gestori di telefonia mobile, che necessariamente nell’esercizio della rete hanno contezza della connettività dell’apparato. Si tratta anche in questo caso di un problema, in generale, di una certa complessità, il cui obiettivo è l’individuazione della posizione del terminale, espressa mediante coordinate geografiche che individuano un’area il più possibile precisa all’interno della quale deve necessariamente trovarsi, ovviamente se e solo se questo è in effettiva connessione con la rete (non consideriamo quindi l’ipotesi del terminale spento o fuori copertura). In questo caso evidentemente si sfruttano altre funzionalità delle reti mobili, in particolare quelle relative alla localizzazione di precisione o positioning dell’apparato. Questo approccio di localizzazione è stato ben spiegato, sempre su questa rivista, nell’articolo [2], e si fonda sul metodo di triangolazione delle celle, il cui risultato più essere riassunto nel fatto che più celle sono in grado di connettersi all’apparato, migliore sarà il livello di approssimazione della localizzazione così determinata.
È utile anche ricordare come questa metodologia di localizzazione sia anche utilizzata nell’ambito dei servizi di emergenza del Numero Unico Europeo per le emergenze, il 112: tra i servizi attivi è presente anche la funzionalità di localizzazione del telefono chiamante sia da telefonia fissa sia da mobile, e nel caso della telefonia mobile viene utilizzata appunto la triangolazione tra le celle che sono in grado di “agganciare” il terminale cellulare.

 

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Paolo REALE Consulente nell'ambito dell'ICT ed esperto in Digital Forensics

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