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Caro Charles

di Giovanni Nazzaro

La lettera che inizia con quel “caro Charles” indirizzata al Presidente del Consiglio europeo non premette molto di politica, sembra quasi richiamare l’attenzione di un vecchio amico distratto da altre questioni. Non possiamo saperlo con certezza, probabilmente non a tutti questa pandemia ha ricordato che l’aspetto più importante è la salute perché senza quella non si fa nulla, non si fanno affari, tantomeno politica. A proposito di salute, come potremmo mai dimenticare la dichiarazione del premier Boris Johnson sulla “famosa” terapia del gregge che permette l’aspirata immunizzazione al coronavirus, ma solo dei sopravvissuti dopo l’inevitabile morte dei deboli. Eppure l’iniziativa concretizzata con quella lettera è stata marcata come politica, cominciata dal nostro Presidente Giuseppe Conte e seguita a ruota dai leader di Belgio, Francia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia e Spagna. La Germania non c’è. Lo ricordiamo tutti come è andata la questione sulla crisi greca, adesso riviviamo la stessa spaccatura tra i Paesi favorevoli a emettere il debito in comune e i rigoristi. Sempre in piena pandemia, va anche ricordato che il primo ministro Viktor Orbán, in Ungheria, si è attribuito pieni poteri ufficialmente per combattere meglio l’epidemia, ma di fatto ha utilizzato uno strumento democratico per stabilirne un altro niente affatto democratico.

In tutto questo la Bce ha esercitato la sua influenza affinché i governi dell’Eurozona lavorassero per lanciare il coronabond come segno dell’unione monetaria. Forse è stata la forma istituzionale più corretta per rimediare all’errore di Christine Lagarde, quando ha risposto in modo rapido”We are not here to close spreads, this is not the function or the mission of the Ecb” ad una domanda sul premio di rischio in forte ascesa in alcuni Paesi dell’Eurozona a partire dall’Italia. La borsa di Milano ha perso il 17% quel giorno.

Questa situazione, attualmente in corso di sviluppo, non fotografa una Europea Unita perché, si sa, i problemi sommersi si rendono evidenti proprio nel momento del bisogno. Tutto sembra procedere alla perfezione quando non c’è crisi economica, quando non c’è attacco terroristico, quando non c’è pandemia da virus. Allora riconosciamo grande onore all’Albania che ha inviato in nostro aiuto un team composto da una trentina di medici per aiutarci nell’emergenza coronavirus, un paese che ha registrato tanta distruzione il 26 novembre scorso a causa di un fortissimo terremoto e che ricambia l’aiuto dei nostri Vigili del Fuoco a Durazzo. Dobbiamo ringraziare la Cina che ha donato mascherine e altre dotazioni di protezione, ma anche personale sanitario esperto. Grazie anche a Cuba, che ha inviato una delegazione composta da 37 medici e 15 infermieri e che ha espresso alla perfezione la filosofia più moderna di vita con “la nostra patria è il mondo”. La pandemia per definizione non conosce confini nazionali o internazionali ed oggi, grazie agli aerei, i virus possono raggiungere luoghi lontani in poche ore. Ed ecco quindi che guardando oltre oceano vediamo gli Stati Uniti, dove si concentra il maggior numero di aziende che forniscono servizi su Internet, che è diventata la risorsa fondamentale per continuare a comunicare e dove probabilmente ci saranno più vittime. A fine marzo già si contavano 3.500 morti, più di quelli dell’11 settembre. Questa emergenza sta assorbendo molte nostre energie, al momento facciamo fatica a contrastare la diffusione del virus, ognuno cerca di fare la propria parte, soprattutto la categoria di medici e infermieri che sono letteralmente in trincea. E’ difficile programmare cosa faremo domani, pensare a come far ripartire le aziende, mantenere il lavoro. Ma in fondo in fondo la sensazione è quella, lo sappiano, la pandemia del 2020 sarà un nuovo 11 settembre e cambierà la nostra vita come avvenne dopo l’attacco terroristico a New York. La lezione alla fine dell’emergenza? Spero sarà quella di attribuire maggiore rispetto alla vita, di considerare le gabbie per quelle che sono, perché “su questa barca ci siamo tutti” e nessuno si salva da solo, nessuno.

A presto e grazie a tutti voi da Sicurezza e Giustizia per il suo decennale.

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