ArticlesII_MMXXTechnology

Tracciare gli spostamenti ai tempi del Covid-19 tramite la rete WiFi

di Massimiliano Mazzarella

L’emergenza COVID-19 e soprattutto il periodo del lockdown ha creato nuovi contesti in cui le tecnologie considerate ormai scontate hanno potuto rinnovarsi.
In questa direzione l’approccio che descriveremo di seguito ha sfruttato in modo diverso le potenzialità offerte dalla tecnologia WiFi, trasformando degli strumenti aventi finalità prettamente di servizio e marketing, come gli HotSpot, in strumenti per il monitoraggio e la raccolta dati sulla popolazione stanziale e/o in movimento sul territorio.


Ogni antenna WiFi, che sia quella installata all’interno di uno smartphone, oppure in un HotSpot a cui connettersi, è sempre in “ascolto”, questo accade molto spesso anche quando crediamo di averla spenta disabilitando il WiFi sul nostro cellulare.
Uno smartphone, per connettersi agevolmente ad un HotSpot, o semplicemente alla rete WiFi domestica, emette continuamente dei segnali, i cd. probe request, che setacciano l’ambiente circostante per scoprire se ci sono reti disponibili a cui connettersi e quindi predisporsi alla connessione stessa.
Analogamente, l’HotSpot WiFi fa lo stesso recependo tutti i probe request che sono emessi nell’etere, predisponendosi anch’esso alla connessione, memorizzandole e identificando i device che le emettono.

Il probe request non è però un segnale scevro di informazioni, anzi, porta con sé alcune stringhe di dati che consentono di registrare, sia al dispositivo che emette, sia al router che “ascolta”, le seguenti informazioni:

  • potenza del segnale,
  • mac address identificativo della scheda di rete WiFi,
  • precedenti reti WiFi a cui lo smartphone si è connesso (perché per protocollo vengono ricercate queste prima di altre, presupponendo che possano essere prioritarie per connettersi).

Grazie a queste informazioni si possono porre quindi le basi per sviluppare servizi che vanno ben oltre quello della mera connessione a internet senza fili a cui tutti siamo abituati.

Un dato importante e fondamentale per l’analisi dei dati che possono essere raccolti è l’intensità del “rumore” emesso dalle antenne WiFi. Ciò infatti consente di determinare approssimativamente la distanza che può intercorrere tra lo smartphone del passante e l’HotSpot e grazie a questo dato si può suddivisione le persone in due categorie:

  • vicine e lontane dall’HotSpot,
  • presumibilmente a piedi e in auto/moto.

Ai fini di ogni considerazione è però importante tenere conto di due aspetti fondamentali:
1. il rumore è influenzato da fattori quali:

  • la marca dello smartphone,
  • il posto in cui si trova (se in mano o in una borsa),
  • le impostazioni di risparmio energetico impostate nel dispositivo,
  • se lo schermo è acceso e la persona lo sta utilizzando oppure no.

2. I mac address rilevati dagli HotSpot nei probe request, seppur univoci, non sono riconducibili sempre a un solo e unico dispositivo. Da alcuni anni infatti sia iOS che Android (ma anche Window 10 per i computer), randomizzano i mac address delle schede WiFi generando quindi più mac address “anonimi” per singolo dispositivo. Quindi, più un dispositivo rimane in prossimità di un HotSpot , più mac address anonimi differenti può generare. Questa dinamica rende in parte più complessa l’identificazione di dispositivi “reali” (è tuttavia possibile selezionare parzialmente i mac address randomizzati da quelli reali prendendo in esame gli ottetti che compongono il codice binario del loro mac address).

Esempio di analisi

Lawful Interception per gli Operatori di Tlc

Per dare un’evidenza pratica a quanto fin qui descritto concettualmente, analizzeremo di seguito un esempio specifico , frutto di analisi contemporanee al periodo pandemico. In particolare è stato raccolto e catalogato il traffico di probe request generato da quasi una cinquantina di HotSpot installati nella città di Milano per analizzare e comprendere se potessero avere una valenza non solo a livello marketing. In questo modo si sono raccolti centinaia di migliaia di probe request giornaliere, generando una collezione di dati significativa per quantità e, soprattutto, distribuita in modo omogeneo sul territorio.
Gli HotSpot considerati nella raccolta delle informazioni sono collocati prevalentemente in pubblici esercizi fronte strada e quindi in posizioni ideali per ascoltare il traffico radio emesso dai dispositivi delle persone che transitano sia sul marciapiedi sia sulla strada in auto.

…continua su EDICOLeA

Mostra di più

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio