Il 24 aprile 2020 sono stati centinaia gli avvistamenti in Italia per una lunga fila di luci nel cielo. In realtà si tratta della settima missione Starlink della Space X iniziata alle 15.30 del 23 aprile. Il Falcon 9 è decollato dal Launch Complex al Kennedy Space Center della NASA in Florida.
Questa missione porta a 420 la costellazione della SpaceX. Il sistema entrerà in funzione quando il numero di satelliti arriverà a 800, offrendo Internet via satellite a luoghi non serviti da reti terrestri (come ad esempio in mare, nel deserto, in aperta campagna) o a velocità ridotta per l’assenza di fibra ottica o per la distanza dalle centrali di telecomunicazione. I satelliti aumenteranno gradualmente fino al massimo previsto di 12.000.
La quota su cui stazioneranno i satelliti è basssa, compresa tra i 1.150 ed i 1.325 chilometri da terra. La bassa quota consente di avere un tempo di latenza accettabile nelle comunicazioni.
Secondo i piani industriali, il numero complessivo dei satelliti è previsto che salga a 12.000 mentre il 2025 SpaceX prevede 40 milioni di abbonati, generando un fatturato di 30 miliardi di dollari (750 dollari l’anno per abbonamento). Il costo di sviluppo e implementazione del sistema è stimato in 10 miliardi di dollari.
Il numero così elevati di satelliti della costellazione fa temere l’aumento di detriti spaziali ed un sempre più elevato inquinamento luminoso spaziale del cielo notturno. Nel 2017 SpaceX ha depositato i documenti presso l’FCC statunitense per chiarire il suo piano di mitigazione dei detriti spaziali. L’azienda attuerà un piano operativo per il de-orbiting controllato dei satelliti verso la fine della loro vita utile (circa 5-7 anni) ad un ritmo molto più veloce di quanto richiesto dagli standard internazionali. I satelliti si deorbiteranno spingendosi in un’orbita distruttiva dalla quale cadranno nell’atmosfera terrestre entro un anno dalla fine della loro missione.