L’analisi dei dati di geolocalizzazione provenienti dai dispositivi satellitari automobilistici

di Paolo Reale

Nei casi giudiziari le informazioni raccolte dalle c.d. “scatole nere” possono diventare elementi essenziali per la ricostruzione dei fatti, dei movimenti, della presenza o meno nei luoghi di interesse da parte degli indagati, ma anche per la sincronizzazione oraria tra eventi di natura diversa, come una ripresa video.


Favoriti dal basso costo della tecnologia, ma anche dalla possibilità -per chi ne adotta l’uso- di accedere alle riduzioni previste dalla legge sui costi assicurativi, è sempre più frequente la situazione in cui gli automezzi sono dotati di dispositivi di localizzazione satellitare. Questi oggetti, chiamati anche “scatole nere”, un po’ per il loro scopo, un po’ perché spesso questo è effettivamente il loro aspetto nella realtà, sono degli apparati elettronici di piccole dimensioni, in grado di registrare diverse informazioni legate all’utilizzo dell’automezzo.

La loro installazione è relativamente semplice: molto spesso è sufficiente collegare i poli della batteria, e fissare il dispositivo sul mezzo in modo da mantenere il corretto orientamento rispetto al fronte di moto del veicolo, e da quel momento il sistema è in funzione! Nella foto in alto è rappresentato un dispositivo correttamente installato. Nei casi giudiziari, sia in fase di indagine che in fase processuale, le informazioni raccolte da questi dispositivi possono diventare elementi essenziali per la ricostruzione dei fatti, dei movimenti, della presenza o meno nei luoghi di interesse da parte degli indagati, ma anche per altre finalità, come per esempio anche la sincronizzazione oraria tra eventi di natura diversa (come una ripresa video priva di riferimenti temporali, o con riferimenti errati).

Il funzionamento di questi apparati si basa sullo standard GPS, il Sistema di Posizionamento Globale (in inglese: Global Positioning System): un sistema di posizionamento e navigazione satellitare civile basato su una rete dedicata di satelliti artificiali che orbitano intorno al globo terrestre, in grado di fornire ad un dispositivo ricevente le informazioni utili a determinare le coordinate geografiche del punto in cui si trova e l’orario esatto, ovunque sulla superficie terrestre dove vi sia un contatto privo di ostacoli con almeno quattro satelliti del sistema. La localizzazione avviene tramite un calcolo basato sui dati provenienti dal segnale radio inviato da ciascun satellite.
E’ bene sottolineare che il sistema GPS non interagisce direttamente con i satelliti, ma si limita a riceverne il segnale trasmesso per utilizzarlo nel calcolo della localizzazione. In questa sede non si vuole entrare nel merito del modello fisico-matematico su cui si basa questo calcolo, ma solo fornire alcune informazioni di contesto: il sistema GPS è gestito dal governo degli Stati Uniti d’America (la versione europea, Galileo, è in fase avanzata di realizzazione, e presto diventerà operativa ed alternativa al sistema GPS) ed è liberamente accessibile da chiunque sia dotato di un ricevitore GPS.

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In ambito forense, in fase di indagine o processuale, sempre più spesso si rivela utile -se non necessaria- l’attività di analisi dei dati prodotti dai dispositivi di cui sopra al fine di elaborare ricostruzioni, formulare ipotesi o verificare testimonianze.

A tal fine, è necessario produrre innanzitutto una richiesta dei tabulati GPS alla società di gestione, affinché vengano estratti dai server: in questo articolo vedremo un esempio di analisi sui dati tipicamente forniti da Octotelematics, in quanto si tratta del dispositivo al momento più diffuso.

 

…continua su EDICOLeA

 

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